martedì 15 aprile 2014

Storia di una ladra di libri (ovvero La bambina che salvava i libri)

Ed eccoci con il primo libro!

Denise ©
Non a caso ho scelto questo. Un po' per la sua presenza sulla lingua di tutti, un po' perché ho letto molteplici recensioni in cui tutti ne parlavano bene (anche se il narratore della vicenda non è andato giù a tutti. E a questo proposito aprirò una parentesi più avanti), un po' perché mi ci sono immersa come un pesce in quell'oceano di parole. 

Ok, premetto che sono un'appassionata di libri che hanno come tema L'Olocausto e tutto ciò che ci gira attorno e si disperde ai suoi piedi. Ne ho letti tanto da farmi venire il mal di libro (esiste? Non ha le stesse caratteristiche del mal d'Africa?). Il perché? Non è curiosità, forse è un modo trasversale di capire cosa aleggiava di malsano nell'aria in quegli anni, capire la forza della gente che lottava fino alla cenere dei loro pensieri e dei loro corpi sotto le dita, o forse solo la forte propensione a tenere sempre viva quella parte della mia famiglia che da Auschwitz non è mai uscita, neanche a piedi scalzi.

Ed ecco che lo incrocio. Il titolo, letto mesi prima, ma del libro nessuna traccia (nella mia città). "Chissà perché?" mi domandavo. "Ci devono fare un film no?" E quale modo migliore se non cambiare anche il titolo e la copertina, rendendolo una miniatura della locandina della pellicola? Ecco, questa scelta mi sta un po' stretta in pancia, ma il mercato è questo (che ce voi fa).

Parto, valigie alla mano piene di immagini che mi si proietteranno ad ogni parola. Già mi gusto il volto di Liesel, dei genitori adottivi, di Max e del vicino dai capelli color del limone. Ma il/la narratore/ice proprio non me l'aspettavo! 
Chi narra la storia è la Signora: "Non possiedo una falce. Indosso una veste nera con cappuccio solo quando fa freddo. Non ho quel viso da teschio che sembrate divertirvi tutti ad appiopparmi". 
No. Avete capito? Lo ammetto, anch'io sono rimasta un attimo stupita dalla scelta alquanto sulle righe, sia per un tema del genere, sia per le tipologie di libri che oggi vanno di moda.
Magari molti non si sarebbero scandalizzati se a parlare fosse stato un vampiro o un Mr. Grey (sia chiaro, non ho niente contro le letture Urban fanstasy. Su quelle erotiche, beh... sul lato grammaticale avrei da discutere), che diciamolo, non c'entrano una beata ceppa, ma forse avrebbero fatto meno scalpore. Vai a capire le menti delle persone! (Sottolineo una cosa: non sto facendo di tutta l'erba un fascio.)
Che poi, perché evitare un libro solo dal narratore? I canoni narrativi si possono stravolgere e modellare no? Perché tutta questa ripugnanza? O ha solo aperto, dalla prime parole, la più cupa delle paure degli esseri umani? A voi la risposta.

Tornando a noi, già questo mi stava portando a considerare il libro qualcosa di unico, e che avrei amato già dalle prime pagine. Inutile dire che l'ho divorato, sottolineando le frasi più profonde e a me più vicine (contenenti una certa propensione alla retorica sofistica a mio parere, niente male), sofferto e immaginato ogni movimento dei personaggi, il clima, le corse a perdifiato, la paura, e il rumore soffocato di bombe e vite dilaniate in quella "Via Paradiso".

Liesel, la protagonista, è amorevolmente unica, e mi ha ricordato subito Sarah Starzynski, protagonista del libro La chiave di Sara. Infatti entrambe perdono un fratellino, hanno più o meno la stessa età all'inizio del racconto, tutte e due sono destinate alla sofferenza, se pur per motivi diversi; ma al contrario Liesel non perde la sua anima in un suicidio (come succederà invece a Sarah). 
Forse sarò io, ma le ho trovate due treni in corsa su binari paralleli, finché ad una delle due vite non si presenta un volo giù da un dirupo. 

Anche i personaggi intorno alla ladra di libri li ho trovati giusti, non troppo invadenti, ma presenti (puntualizzo sul film: perché cambiare certe cose? In due ore e mezza si poteva benissimo seguire il libro senza sconvolgerlo. Niente da dire sugli attori, sulle inquadrature e su quell'atmosfera Dragan che ti permette di entrare con tutto il corpo nelle scene, anzi, ma certe scelte, ai fini della trasposizione del libro non è che mi siano piaciute particolarmente. De gustibus non est disputandum. Commercium docent).

Bello. Crudo e romanzato al punto giusto.

Riassumendo: Un bel 10 e lode al libro. Un bel 7/8 al film. 

E voi: cosa ne avete rosicchiato?

Didi


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