martedì 22 luglio 2014

Appunti sparsi di un cantastorie

Denise ©
"Quante volte ti sei chiesto se sei vivo o se sei un riflesso? A quale dei tuoi giorni bui daresti luce adesso? Le circostanze invecchiano assieme ai treni persi, ma non convince mai l'idea di essere diversi" - L'invasione degli omini verdi

Chi lo dice che solo i libri famosi possono emozionare i lettori? Chi lo dice che solo le storie melense scaldano il cuore?
Personalmente mi sono sempre discostata da questa idea. Famoso non vuol dire per forza bello.
E con i tempi che corrono la mia posizione si è fissata per bene nella sua idea poiché nel "palinsesto" letterario che ci propinano in questi anni, la scrematura tra famoso (e allora sarai il top) e il non famoso (ultimo scaffale della libreria) si è fatta alquanto serrata.

In ogni caso, anche questa volta vi propongo quel qualcosa che scavalca a piè pari il mercato e la mera lettura di moda.

Niente amori tra nature soprannaturali. Niente romanzetti Harmony vietati ai minori. Niente strafighi da paura che uccidono bellocce da copertina e niente libri da Emo incalliti.

Una vita.
Ecco cosa avrete davanti.
Una vita in cui rifugiarvi, inciampare e medicarvi le sbucciature.
Una vita che scorre su pagine taglienti e che per ogni capitolo, in dotazione, allega un piccolo coltellino e un cerotto pronto per rimediare i piccoli tagli.
È un po' come farsi male e curarsi nello stesso istante con gli stessi medesimi oggetti.

Alcuni ci si specchieranno, altri ne rovisteranno il contenuto e qualcun'altro ci sputerà sopra. Ed è forse questo che lo rende unico per quello che è. Niente faide tra haters e fan. Solo la curiosità di andare oltre i confini della propria vita e magari rubarne un po' in quella che leggerete.
Una vita non si giudica. Potete (forse) giudicare lo stile narrativo, ma non scelte, pensieri e sentimenti di una persona.

Davanti avrete una vita che si racconta con tutto l'inchiostro che scorre in vena.
C'è chi urla al cielo e gli basta avere in risposta una stella, c'è chi abbatte un albero per avere in risposta un boato alla fine della caduta e chi semplicemente, ma non con meno forza, rigurgita ogni emozione o pensiero scrivendo, avendo in risposta altri fogli da riempire e un urlo reso visibile ma non udibile.

Quest'ultima scelta sarà giusta? Farà meno danni? Io posso immaginarlo, ma di certo non vi obbligo a capirla. Il rifugiarsi tra i fogli ci rende quaderni vulnerabili al vento. Basta una lieve brezza per scatenare un uragano.

E questo libro è uragano allo stato puro. Diretto, crudo, pochi fronzoli, intimo. Vi sentirete come spettatori nascosti in penombra per paura di essere scoperti. Raccoglierete a pieni polmoni la salsedine intrigata nelle lettere e il sapore ferroso di sangue perso tra le pagine contaminate di emozioni. Avrete paura di chiuderlo per il timore di ferirlo.

Una pallonata in pieno viso.
Una crisi bulimica di parole divorate a piene mani fino a sporcarsi tutto il viso.
Un Déjà vu di situazioni o semplicemente ficcanaso di fatti altrui.

A voi scegliere se essere lettori o paparazzi.

Vi ritroverete con il cuore un po' più forte anche se scosso. Le spalle un po' più robuste anche se deboli. Occhi umidi e un sorriso nascosto.

Per questo libricino non darò voti.

Come ho detto, una vita non si giudica.


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